Quando Internet diventa una droga – Ciò che i genitori devono sapere
di Federico Tonioni, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2011.
Con questo testo Federico Tonioni si rivolge in maniera esplicita, come ben fa capire fin dal titolo, a genitori che spesso s’interrogano, si preoccupano e a volte si scontrano con due fenomeni.
Uno è antico e vissuto da ogni generazione, ovvero il rapporto con gli adolescenti, gli strappi generazionali, il bisogno di autonomia dei figli e la necessità che in questa fase avvenga la propria differenziazione dalle figure genitoriali e la costituzione della propria identità adulta (Lambruschi, 2004), tematiche ben note e trattate da diversi punti di vista, da molti anni, con diversi approcci e tagli che vanno dai più divulgativi e informativi ai più scientifici.
A confronto il secondo fenomeno pare essere da un lato un bebè in fasce, dall’altro un uragano in piena, con tutta la forza e la capacità che ha avuto in pochi anni di imporsi nella vita quotidiana di milioni di persone, cambiarne le abitudini, il tempo libero, il lavoro e molti altri aspetti: l’avvento delle nuove tecnologie e in particolare di internet.
In questo campo, come sottolinea anche l’Autore, gli studi sono per forza di cose recenti, spesso sotto forma di ipotesi e interrogativi da verificare, con tutta la difficoltà di porsi ad osservare un fenomeno in costante e velocissima evoluzione.
Solo per fare un esempio, Tonioni in alcune pagine del suo libro accenna l’interrogativo sulla possibilità di limitare le connessioni da parte dei genitori, analizzando se sia vantaggioso o meno imporre un limite temporale all’adolescente che si collega dal computer della sala o in camera sua.
Oggi, a soli due anni di distanza dall’uscita del testo, ben sappiamo di come non sia necessario un computer e un modem o router, ma basti un comune smartphone per collegarsi in rete e usufruire di chat, social network e ogni altro sito.
Questo esempio ben sottolinea non certo una manchevolezza dell’Autore, ma come le abitudini siano in rapidissima evoluzione nel giro di pochissimi mesi: il collegarsi dal computer di casa, posto sapientemente in sala da genitori accorti e avveduti, pare un racconto di tempi lontanissimi oggi che la maggior parte degli adolescenti (e non solo loro) chattano, pubblicano, commentano foto e interagiscono su Facebook dai banchi (o sotto i banchi!) di scuola, sull’autobus, o prima di dormire, a letto, con la luce spenta e illuminati dal display del loro smartphone.
Nel testo Tonioni parla di questi due mondi: internet e l’adolescenza. Perché spesso sono intersecati. O meglio: internet coinvolge e ha coinvolto tutti, e quindi, va da sé, anche gli adolescenti. Ma spesso, ci dice l’Autore, per molti genitori è diventato un problema, o il problema contro cui lottare e per cui capita che non si sentano preparati.
Riporta così domande che arrivano all’Ambulatorio Internet Addiction Disorders del Policlinico Gemelli di Roma, di cui è coordinatore, che sono però domande che si sentono fare spesso insegnanti, educatori, psicologi e chiunque operi a contatto con genitori di adolescenti: posso controllare su quali siti è entrato? Devo staccargli la spina? È vero che internet danneggia il cervello? …e così via.
Prima di addentrarsi a rispondere, o almeno tentare di farlo, a queste domande il testo si apre con una necessaria spiegazione dei più comuni modi di utilizzare internet: i giochi di ruolo online, i social network, il gioco d’azzardo online, i siti per adulti. Quest’introduzione è utile e ha una duplice valenza: da una parte avvicinare e spiegare ai genitori, che magari ignorano del tutto o quasi questi argomenti e identificano tutto con “internet” (“mio figlio è sempre su internet!”), cosa s’intende con questa terminologia, quali siano i siti più comuni e frequentati e il loro funzionamento. Diverso è se un soggetto passa ore del suo tempo a cercare informazioni per una ricerca, a chattare con l’amico/a del cuore o a visionare filmati pornografici. Dall’altro lato l’autore evidenzia come queste attività facciano leva, almeno all’inizio, su bisogni e motivazioni presenti nell’uomo (Bowlby, 1989): il piacere della dimensione ludica, il bisogno e piacere di socializzare, il bisogno di mantenersi in contatto con le persone conosciute, la spinta alla sessualità, la curiosità e il senso di proibito che questa suscita, ecc..
A questo punto viene introdotto dall’autore il concetto di patologia, il pericolo di vivere in un mondo parallelo perdendo il contatto con la realtà. Un mondo che offre infinite possibilità, ma per quanto tecnologicamente evoluto non è ancora in grado di veicolare tutto quanto concerne la comunicazione non verbale e il linguaggio corporeo. Migliaia di anni di evoluzione di comunicazione non verbale riassunti malamente da una manciata di emoticons! Neuroni specchio (Rizzolatti, 2006) assopiti di fronte a un monitor: ben si può intuire come a oggi questa non possa essere la sola forma di relazione e contatto tra esseri umani.
Nell’esaminare le possibili patologie l’autore prende in considerazione e spiega brevemente i rischi più comuni: aumento dell’aggressività, svogliatezza e stanchezza, dipendenza fino ad arrivare al rischio di disturbi dissociativi dell’identità.
Introduce infine il concetto di Internet Addiction, specificandone la sua origine ed evoluzione (Young K., 1998). Ad integrare questa parte le storie di ragazzi con dipendenze di vario tipo (gioco online, social network, pornografia online).
Una volta fatta chiarezza sulla terminologia, delle patologie e dello strumento internet (è comunque presente in appendice ad integrazione un pratico glossario dei termini più utilizzati in rete), l’Autore passa ai due principali ambiti, parte centrale del testo, ovvero il come prevenire e il come intervenire.
La parte sulla prevenzione è molto importante, fondamentale per non arrivare a stadi preoccupanti. L’Autore da una serie di spunti di riflessione, sulla diversa percezione del problema, su cosa significhi crescere un figlio nell’era digitale, su come sia controproducente la demonizzazione a priori internet che, in fin dei conti, rimane pur sempre uno strumento e tutto dipende dal suo utilizzo.
Alla base di tutte le riflessioni e anche dei consigli più pratici vi è l’importanza riservata a una buona comunicazione con i figli, una sana curiosità verso di loro e i loro passatempi, al dialogo che deve esserci sempre, anche nello spiegare eventuali imposizioni e alla possibilità di mostrare le proprie preoccupazioni ed emozioni ai figli, ammettendo (da genitori) per primi i propri limiti e le proprie paure.
I consigli pratici poi sono saggiamente divisi per fasce d’età, con l’indicazione di che non vengano assunti a dogmi e di non essere troppo rigidi nella loro lettura. Di solito non tutti i comportamenti messi in atto verso figli di 9-10 anni possono essere utili per un figlio di 14 anni, ma a volte sì: dipende da molti fattori e dalla capacità dei genitori di leggere le varie situazioni.
Sicuramente per molti genitori sarà di grande interesse nel libro la parte dei consigli per intervenire, in quanto si trovano già in una posizione, almeno per loro, preoccupante.
Ancora una volta l’Autore invita alla prudenza e indica il rischio di affidarsi a formule magiche, rimandando a tutto ciò che è stato trattato nella parte precedente del testo. Non sottraendosi però al tentativo di dare consigli pratici, dopo le varie avvertenze, distingue tra diversi casi. Casi con caratteristiche sfumate, in cui Tonioni sconsiglia il ricorso a un intervento specialistico, che potrebbe risultare addirittura esagerato e troppo invasivo per l’adolescente. L’invito è quindi di monitorare l’attenzione e concentrarsi sulle formule di prevenzione del disagio.
In altri casi, in cui si denotano dei sintomi già meglio definiti (ore passate davanti allo schermo, disagio scolastico, ritiro sociale, ecc) l’autore ipotizza varie soluzioni, tra cui la richiesta di un aiuto professionale, rivolgendosi a un centro specializzato o a un professionista privato. In ogni caso sottolinea l’importanza che il professionista sia in grado di instaurare una buona alleanza terapeutica con l’adolescente, che spesso è svogliato e trascinato in terapia contro la sua volontà. In questo caso la raccomandazione per i genitori è quella di valutare il professionista in base alla relazione che riesce ad instaurare col proprio figlio/a. Per fare questo ci vuole il giusto tempo e spesso i genitori possono avere l’impressione di tardare a vedere miglioramenti o di sentirsi esclusi dalla terapia. Lo spazio che l’adolescente ha con il terapeuta è uno spazio suo, privato, e i genitori devono imparare ad accettare l’individualità e l’identità che va costituendosi nel figlio, sia in terapia come spesso su internet.
Infine Tonioni evidenzia una terza fascia, quella in cui i disagi sono estremi e frequentemente accompagnati da sindromi cliniche come i disturbi dissociativi. Spesso nella vita quotidiana si vedono i risvolti più tragici: perdita di lavoro, di anni scolastici, ritiro sociale totale, ecc..
Ovviamente il consiglio è di cercare subito un aiuto qualificato.
In un periodo in cui vi è una grande riscoperta e rivalutazione di tutto ciò che è corporeo e somatico in psicoterapia, si pensi al recente successo della Psicoterapia Sensomotoria (Ogden, 2012) è degno di nota l’accenno che Tonioni da alla tematica del corpo che perde le sue funzioni fondamentali nelle attività online, e della necessità di riabilitazione anche corporea, oltre che emotiva durante un trattamento ben strutturato.
Il testo si chiude con le personali considerazioni dell’Autore, che tirano le fila di quanto emerso durante la lettura.
Il buon lavoro di Tonioni fa sì che, oltre ad acquisire le competenze più specifiche riguardo alla terminologia e le caratteristiche del web, il genitore sia stimolato durante la lettura a porsi interrogativi su quello che potrebbe essere un punto focale: spostare l’attenzione dall’oggetto internet in sé e interrogarsi su un disagio che tramite internet ha trovato semplicemente la sua espressione. Dove forse, in passato, non hanno trovato la stessa facilità di espressione parole, gesti, emozioni tra i membri della famiglia.
BIBLIOGRAFIA:
Bowlby J., Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina Raffaello, 1989.
Hayes S. C., Strosahl K. G., Wilson K. G., ACT. Teoria e pratica dell’Acceptance and Commitment Therapy, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2013.
Lambruschi F. (a cura di), Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva, Bollati Boringhieri, Torino, 2004.
Ogden P., Minton K., Pain C., Il trauma e il corpo. Manuale di psicoterapia sensomotoria, Istituto di Scienze Cognitive Editore, 2012.
Rizzolatti G., Sinigaglia C., So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Cortina Raffaello, 2006.
Young K. S., 1998b, Internet addiction: the emergence of a new clinical disorder, in “Cyberpsychol Behav”, n. 1, pp. 237-44.
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Grazie per le interessanti segnalazioni bibliografiche e per aver posto l’accento su un problema così attuale.
Grazie a Lei Mariella per l’interessamento.
Stefano Tacca